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  • Francesco Caracciolo ha ricevuto il Premio alla cultura nel 1985 e nel 1994, conferito dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri

  • Ha ottenuto finanziamenti per la ricerca scientifica dal Ministero della Pubblica Istruzione e contributi dal Consiglio Nazionale delle Ricerche

  • È stato Forschungsstipendiat dell'Alexander von Humboldt Stiftung

  • Stralcio da

    "La metamorfosi dell’Occidente
    e della sua civiltà.
    L’incognita del mondo a venire."

    di Francesco Caracciolo

    In molti paesi del mondo un notevole calo demografico è iniziato a metà del novecento e si protrarrà nei seguenti decenni del duemila. In altri paesi al contrario, specialmente in nove di ventisei (India, Nigeria, Pakistan, Repubblica Democratica del Congo, Etiopia, Tanzania, Indonesia, Egitto, Stati Uniti), la popolazione è sempre cresciuta di numero e si prevede che si moltiplicherà nel corso del duemila. Si calcola che nei soli paesi dell’Africa subsahariana l’incremento demografico sarà esponenziale. In essi la popolazione raddoppierà il suo numero entro il 2050 e lo triplicherà entro la fine del duemila: da un miliardo e duecento milioni di individui che conta negli anni venti del duemila giungerà a due miliardi e quattrocento milioni entro il 2050 e a tre miliardi e oltre trecento milioni entro il 2100. Si può immaginare l’esito di siffatta inverosimile crescita in pochi decenni. Si può immaginare l’esistenza di miliardi di individui in un territorio vasto e potenzialmente ricco di risorse non solo del sottosuolo, che diverrà angusto, sovrappopolato e forse continuerà ad essere improduttivo e mal sfruttato. L’immenso territorio subsahariano, tra il nord e il sud del Continente, è in parte arido, in massima parte incolto, allo stato brado, ma è ricchissimo di minerali giacenti nel sottosuolo e di terre vergini da dissodare e rendere produttive. I suoi abitanti non ne fecero tesoro nel passato, non ne fanno oggi terzo decennio del duemila e non danno segni di volerne e di poterne fare nei prossimi decenni. I loro governanti hanno consegnato nel passato risorse e potenzialità produttive a colonizzatori europei e americani e nel presente a sfruttatori europei e asiatici, Cinesi e Russi, camuffati di imprenditori benefattori e disinteressati. Gli autoctoni hanno ricevuto e ricevono le briciole dei profitti di tanta disinteressata imprenditoria e per giunta le hanno mal distribuite. La quasi totalità degli Africani visse e vive in estrema povertà e parte di essi ha sempre cercato e trovato sbocco e rifugio in altri paesi di altri continenti per tentare di migliorare le povere condizioni di esistenza e per sfuggire alle numerose faide interne. L’esodo fu continuo anche se meno numeroso nel passato, è continuo e numeroso nel presente terzo decennio del duemila e si può immaginare quale e quanto sarà numeroso nei futuri decenni del secolo, quando la spinta demografica aumenterà e si avvierà a triplicarsi. Ci sembra illusorio e assurdo pensare e progettare o auspicare, come fanno molti benpensanti, di intervenire con investimenti di capitale per indurre gli Africani a produrre autonomamente la loro ricchezza mettendo a frutto le potenzialità della loro Terra, per creare così migliori condizioni di vita e far desistere molti di loro dall’emigrare, dal fuoriuscire dai loro paesi. Ci sembra inverosimile potere ottenere tutto questo, perché l’avverarsi di un auspicio del genere, il realizzarsi di un progetto tanto complicato, incerto e problematico richiede mezzi enormi e indisponibili e tempi lunghissimi, e tanto più lunghi quanto più è difficile formare mentalità e abitudini nuove di popoli interi e numerosi.

    In Occidente, Europei e Nordamericani e, in estremo Oriente, specialmente Cinesi e Giapponesi avvertono gli effetti dell’eccessiva diminuzione delle nascite e se ne sentono menomati. La presunta menomazione li induce ad auspicare di tornare ai bei tempi della crescita demografica galoppante, della moltiplicazione sfrenata delle nascite e della popolazione. Se il loro auspicio si avverasse, specialmente la quinta parte dell’umanità, cioè la popolazione dei paesi europei e del Nordamerica si proietterebbe all’indietro nel tempo in una gara con i paesi ancora meno progrediti e arretrati. Ma questi paesi hanno caratteri e requisiti profondamente diversi da quelli dei paesi avanzati. Nel loro passato, non hanno vissuto le traversie che hanno dovuto superare i paesi progrediti per riuscire a creare la civiltà in cui tutti vivono e di cui tutti si giovano. In massima parte, i popoli dell’Africa subsahariana e di alcuni stati dell’Asia non vissero la turbolenta esperienza che fecero i popoli benestanti per progredire; non ebbero enormi ostacoli da superare, non soffrirono le distruzioni di incessanti guerre e di sanguinose rivoluzioni a cui i popoli oggi progrediti dovettero volta a volta porre riparo. I popoli in massima parte ancora arretrati vissero per millenni nella calma della natura e sono oggi vispi, pimpanti, esuberanti, colmi di energie vitali. Al contrario dei popoli progrediti ma decadenti, Africani e Asiatici, tranne alcune eccezioni come Giapponesi e Cinesi, non hanno remore, non pongono limitazioni ai loro sfrenati impulsi naturali e continuano a procreare oltre ogni immaginazione e a crescere e moltiplicarsi esponenzialmente. In Africa si verificano casi inauditi, di individui come quello di un padre di cento figli. E non è peregrino sostenere che, di questo passo, come è stato previsto, il Continente africano triplicherà il suo attuale miliardo e duecento milioni di abitanti e conterà già nel 2050 due miliardi e mezzo di essere umani e nel 2100 ne avrà tre miliardi e mezzo. Come quella di alcuni altri paesi, India, Pakistan, Indonesia, Egitto, Stati Uniti, la sua popolazione crescerà a dismisura, oltre ogni possibilità e sostenibilità, mentre la crescita della popolazione dei paesi avanzati si è fermata e incomincia a regredire. Si può prevedere che, nonostante la potenziale ricchezza offerta dalla natura, le necessità dei miliardi di esseri umani che conterà l’Africa fra non molto supereranno di gran lunga le disponibilità di spazi vitali e di risorse. Una parte di quei miliardi, decine o centinaia di milioni di individui cercheranno sbocco negli spazi e nelle risorse degli angusti paesi progrediti, nei territori della quinta parte dell’umanità. Se Africani e Asiatici non smetteranno di scatenarsi o non modereranno i loro bollenti ardori prolifici, sarà inevitabile che molti di loro, numerose masse di individui cerchino riparo e vadano a invadere territori di paesi che si sono fermati per tempo nella corsa demografica e non sono intasati e colmi di abitanti. Se tutto ciò avverrà, i paesi progrediti non avranno scelte, se non quella di difendere la propria sopravvivenza, ponendo tanti cannoni ai loro confini quanti bastano per respingere le decine o centinaia di milioni di Africani e Asiatici che giungono e cercano con insistenza di invadere e aggredire. Così facendo per difendere la propria sopravvivenza e la propria civiltà, i paesi progrediti devono trasgredire le norme dell’obsoleto diritto internazionale e i divieti e le proibizioni di superate e inadeguate Dichiarazioni, Convenzioni, Protocolli, Accordi e Regolamenti concernenti i diritti umani, l’accoglienza e il diritto d’asilo. I paesi progrediti devono così trasgredire i dettami contenuti in tanti autorevoli documenti ufficiali, in tanti strumeni giuridici internazionali ed europei. Se li trasgredissero realmente per difendersi, i paesi progrediti non potrebbero evitare il marchio di eversori, di sabotatori, di rinnegatori e boia delle proprie creature. Ma ci domandiamo se in tale evenienza essi meriterebbero una taccia del genere. Quegli autorevoli documenti furono concepiti e varati a metà e nei decenni successivi del novecento, quando nel mondo le obiettive esigenze demografiche e geopolitiche erano radicalmente diverse da quelle odierne e dei successivi decenni del duemila. Da allora il mondo è mutato profondamente e i dettami di quei documenti sono in massima parte avulsi dalla realtà odierna e perciò inadeguati e contrari alle obiettive esigenze umane e sociali. Tra le due guerre mondiali, coloro che scampavano da guerre e da persecuzioni di regimi autoritari come quelli fascista e nazista erano migliaia; coloro che fuggivano da guerre e dalla povertà erano centinaia di migliaia. I perseguitati trovavano asilo in paesi con regimi liberali e democratici; i fuggiaschi e gli avventurieri immigravano in paesi con abbondanti risorse, terre da coltivare e miniere. Nei decenni seguenti e specialmente dopo la seconda guerra mondiale, l’esponenziale aumento della popolazione, il progresso tecnologico e dei mezzi di comunicazione nonché l’accessibilità dei mezzi di trasporto generarono nel mondo profondi mutamenti e oggi, terzo decennio del terzo millennio, coloro che si spostano in cerca di asilo e di benessere sono moltissimi, da decine e centinaia di migliaia divennero decine di milioni di esseri umani e saranno centinaia di milioni nei decenni seguenti. Tanti migranti non andranno in paesi ricchi di risorse e di miniere, ma invaderanno paesi angusti, sovrappopolati e stracarichi di immigrati, il cui numero esorbitante genera sconvolgimento e minaccia la sicurezza dei cittadini e l’identità e la sopravvivenza degli stati accoglienti e della loro civiltà. L’obbligo dell’accoglienza e il diritto d’asilo hanno dunque una duplice e opposta valenza: tornano utili a milioni di individui che cercano rifugio e ospitalità, ma corrompono, sconvolgono e distruggono l’identità, la tradizione e il modo di vivere di altri milioni di individui dei paesi ospitanti che assistono impotenti al deperimento e collasso della loro propria civiltà e delle loro istituzioni.

    I paesi progrediti potrebbero farcela a difendersi, a sopravvivere e a risistemarsi al proprio interno. In tale auspicabile evenienza, essi continuerebbero a usufruire delle ricchezze del sottosuolo dei paesi dell’Africa e dell’Asia. Come avviene oggi, i paesi progrediti continuerebbero a procurarsi i prodotti del sottosuolo di quei paesi africani e asiatici pagandoli con denaro e con prodotti finiti se nel frattempo quei paesi africani e asiatici non avessero fatto tesoro della tecnologia e delle esperienze acquisite dai paesi progrediti e non avessero provveduto a trasformare le loro materie prime in prodotti finiti. Come prevedono alcuni cultori di geopolitica, è possibile che l’Africa e gli Africani sapranno adottare la tecnologia e le esperienze offerte loro dai paesi progrediti, che sapranno sfruttare le loro immense risorse naturali, che si arricchiranno e che fra 20 o 30 anni saranno loro ad aiutare i paesi progrediti, come prevedono alcuni benpensanti. Se avverrà quel che prevedono costoro, l’aiuto e i prodotti offerti da Africani e Asiatici ai paesi progrediti non saranno certo gratuiti. I paesi progrediti dovranno acquistarli. Ma se nel frattempo essi saranno stati invasi, sconvolti e resi incapaci di continuare a produrre adeguato reddito, non saranno in grado di acquistare quell’aiuto e quei prodotti e non si sa quale potrà essere la loro sorte. Se al contrario essi non si faranno invadere e stravolgere e continueranno a progredire e a produrre, saranno in condizione di continuare ad acquistare le materie prime di cui hanno bisogno e i prodotti finiti di altri paesi.

    Nel frattempo, però, i paesi progrediti dovranno ridimenzionare se stessi facendo decrescere la loro popolazione di un terzo o della metà. Fare questo è possibile e non genera un disastro economico e demografico, come prevedono molti benpensanti. Se i paesi progrediti asseconderanno la tendenza a limitare le nascite e la loro popolazione diminuirà da oltre un miliardo e mezzo alla metà, cioè a 750 milioni di abitanti, costoro produrranno attingendo alle sole loro risorse disponibili, non dovranno affannarsi a produrre risorse sempre maggiori e a perpetuare la crescita economica illimitata che alimenti la popolazione aumentata a dismisura anche per l’apporto di milioni di immigrati. Quella metà di popolazione potrà certo continuare a produrre e a crescere, ma lo farà in modo sostenibile, con l’impiego delle sole proprie risorse e delle proprie disponibilità. Se i decadenti paesi progrediti riusciranno a difendersi, scongiureranno il proprio sconvolgimento e potranno tutelare la propria identità, le proprie tradizioni e la propria millenaria civiltà.

    Francesco Caracciolo

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